GASTROENTEROLOGIA - ENDOSCOPIA DIGESTIVA - STUDIO SPECIALISTICO

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Markers Neoplastici

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La logica del marcatore tumorale
I marcatori tumorali sono sostanze prodotte direttamente dal tumore, come ormoni, enzimi o altre proteine, più o meno correlate con la crescita numerica delle cellule tumorali oppure sono sostanze prodotte dall'organismo in risposta al tumore, come  le proteine della fase acuta dell'infiammazione.
Il marcatore è un segnale che indica uno stato di malattia prima della comparsa dei sintomi clinici. Il marcatore tumorale è un segnale di neoplasia o di evoluzione di neoplasia in assenza di segni clinici, capace di indirizzare in modo più preciso  una diagnosi iniziale o una diagnosi di ripresa di malattia.
I marcatori tumorali che sono entrati nella routine clinica sono i marcatori tumorali circolanti in quanto sono facilmente accessibili con un semplice prelievo di sangue, si possono ripetere nel tempo e sono dosabili in ogni laboratorio.

Caratteristiche del marcatore tumorale
Le caratteristiche che il marcatore tumorale deve avere dipendono dall'informazione che il clinico oncologo vuole avere da questo esame.
Nella diagnosi precoce di neoplasia o addirittura nella identificazione di soggetti a rischio di ammalare di tumore (screening) il marcatore tumorale deve essere a) sensibile, cioè deve essere presente in tutti i pazienti con una determinata neoplasia,   e b) specifico, cioè deve essere una caratteristica peculiare del tumore e deve essere assente in tutti i soggetti non neoplastici. Un marcatore tumorale ideale per essere usato nello screening dovrebbe avere una sensibilità e una specificità   del 100% per evitare dei valori falsamente negativi (marcatore tumorale negativo in soggetto neoplastico) o dei valori falsamente positivi (marcatore tumorale positivo in soggetto con patologia benigna).
Elevata sensibilità e specificità sono necessarie anche quando il marcatore tumorale è richiesto per identificazione precoce di ripresa di malattia.
Se il marcatore è dosato per monitorare la terapia è necessario che sia correlato alla massa tumorale affinché le variazioni della concentrazione del marcatore riflettano  quelle del tumore.

La realtà del marcatore tumorale
La ricerca insegue da sempre lo "specifico" del tumore, una caratteristica cioè che il tumore abbia in più, e non in meno, rispetto al normale e sulla quale fare leva per colpire la cellula tumorale. Purtroppo la cellula tumorale sa mimetizzarsi   molto bene e presenta caratteristiche molto simili alla cellula normale, nonostante il suo comportamento così poco normale.
Nessuno dei marcatori tumorali che oggi si conoscono è una prerogativa specifica del tumore in quanto sono tutte sostanze presenti anche in altre condizioni, non esclusa la normalità.
Valore soglia del marcatore tumorale
Il marcatore tumorale qualitativo, quello cioè presente solo nel tumore, attualmente non esiste e la discriminazione tra il soggetto neoplastico e non neoplastico avviene su base quantitativa tramite la definizione di un valore soglia. Questo valore   deriva dalla valutazione statistica della distribuzione del marcatore tumorale in un gruppo di soggetti sani di riferimento (generalmente sono donatori di sangue) e deve conciliare da un punto di vista clinico il massimo di sensibilità con il massimo   di specificità.

Valori falsamente positivi e falsamente negativi del marcatore tumorale

La definizione della soglia di normalità del marcatore tumorale non esclude la possibilità di commettere errori di classificazione.
Valori di marcatore tumorale negativi non escludono la presenza di un tumore ma possono essere dovuti per esempio a un tumore molto piccolo o a un tumore molto grosso, ma poco  vascolarizzato, o alla prevalenza nel tumore di cellule che non rilasciano  il marcatore.
Questi valori sono definiti falsi negativi.
Al contrario, valori di marcatore tumorale positivi possono essere dovuti a cause non neoplastiche diversa, tra le quali:
a) la presenza di patologie benigne acute o croniche di tipo reattivo-infiammatorio a carico dell'organo sospettato di tumore,
b) abitudini di vita, come il fumo o l'alcool,
c) sport estremi,
d) manovre diagnostiche,
e) interventi chirurgici.
Questi valori sono definiti falsi positivi.
Il numero dei valori falsamente positivi o negativi può variare aumentando o diminuendo il valore soglia, ma in questo caso il miglioramento della sensibilità andrà a scapito della specificità e viceversa.
Valori falsamente positivi o falsamente negativi possono essere dovuti anche ai metodi di dosaggio (interferenze, imprecisione, reagenti impiegati, ecc.) o a problemi legati al campione di sangue sul quale viene effettuato il dosaggio del marcatore tumorale.

Ruolo clinico dei marcatori tumorali
Al momento nessun marcatore tumorale ha caratteristiche di sensibilità e specificità tali da essere usato nella diagnosi precoce e/o screening di massa di una neoplasia. Invece, in associazione ad altre indagini strumentali, i marcatori tumorali   possono aiutare il clinico nella diagnosi differenziale tra patologia benigna e maligna. La fase nella quale i marcatori tumorali trovano migliore applicazione è l’identificazione precoce di recidive o metastasi nel paziente neoplastico libero   da malattia. Infatti, il problema del valore soglia è superato in questo caso dal fatto che si definisce un valore soglia fisiologico per ogni paziente, costruito sull’andamento del marcatore durante il controllo. Un innalzamento del marcatore   è fortemente significativo di ripresa di malattia, purché il valore del marcatore sia confermato da altri due o tre dosaggi successivi e sia stata esclusa qualsiasi patologia benigna concomitante. Purtroppo non è vero il contrario, cioè non   sempre un valore negativo di marcatore esclude la presenza di malattia. Il marcatore tumorale può essere richiesto dal clinico anche durante il monitoraggio della terapia in quanto le variazioni della concentrazione del marcatore riflettono per lo   più il successo o l’insuccesso di una terapia. Anche in questo caso, però, valori negativi di marcatore non sono sempre significativi di risposta alla terapia.

Dosaggio dei marcatori tumorali circolanti
I marcatori tumorali circolanti si dosano nel siero con metodi immunometrici che utilizzano anticorpi che riconoscono in modo specifico un dato marcatore (anticorpi monoclonali). Questi metodi hanno dimostrato di avere una sensibilità e una specificità   analitica migliore di altri test.
Gli anticorpi monoclonali hanno la caratteristica di essere prodotti in quantità illimitate, di essere identici tra loro e quindi di garantire la ripetibilità dei risultati, per lo meno all’interno di ogni tipo di kit commerciale.
Il dosaggio prevede che gli anticorpi monoclonali riconoscano nel sangue il marcatore che di volta in volta si vuole misurare e che la quantità di marcatore riconosciuto sia rilevata attraverso un “tracciante” legato agli anticorpi monoclonali.
Questo tracciante può essere un radioisotopo (I125) (dosaggio IRMA o RIA) o sostanze alternative, come enzimi, sostanze fluorescenti o chemioluminescenti (dosaggi EIA, FIA, LIA).
I metodi IRMA sono considerati i metodi di riferimento ma, per ragioni pratiche, nei laboratori vengono maggiormente usati i metodi alternativi.

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