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La biopsia epatica è un esame che consente di prelevare una piccola quantità di tessuto epatico (“frustolo”, solitamente lungo 2-
A che serve
La biopsia rappresenta il metodo migliore per la diagnosi di malattie epatiche acute e croniche ed è, generalmente, l'ultimo stadio dell'iter diagnostico delle malattie epatiche. Nella maggior parte dei casi, permette di formulare una diagnosi di certezza e di chiarire eventuali dubbi sull'etiologia (causa) e fornisce dati fondamentali perché si possa giudicare la severità della epatopatia e prevederne l'evoluzione. Può essere, inoltre, utilizzata per valutare l'efficacia di terapie specifiche.
È solitamente impiegata per le malattie croniche che hanno varia etiologia e che hanno come comune denominatore il perdurare di infiammazione del fegato. Lo sviluppo di questo gruppo di patologie può essere determinato da numerosi fattori etiologici, tra cui i più importanti sono:
infezioni virali (HBV, HCV, HDV);
alcool;
fattori autoimmunitari;
cause congenite (morbo di Wilson, deficit di alfa1-
patologie biliari (cirrosi biliare primitiva e secondaria, colangite sclerosante).
Tra le suddette cause risultano di gran lunga prevalenti le infezioni virali, in particolare quelle sostenute dal virus della epatite C (HCV), e l'alcool. In particolare, nella nostra area geografica l'etiologia virale è la prima per frequenza seguita dall'abuso etilico. In molta parte dell'Italia settentrionale, come pure nel Nord Europa e negli altri paesi occidentali è, invece, più frequente l'abuso di alcool.
Metodiche
La biopsia epatica percutanea fornisce delle valide informazioni diagnostiche con un rischio relativamente modesto e un piccolo fastidio per il paziente. Praticata al letto del paziente in anestesia locale, questa procedura comporta una biopsia mediante aspirazione (usando l'ago di Menghini o l'ago di Jamshidi, disponibile come un set monouso e, quindi, sempre affilato) o mediante il taglio (usando il Trucut monouso, una variante dell'ago di Vim-
Previa anestesia, l'ago è inserito in uno spazio intercostale, anteriormente alla linea ascellare media e appena sotto il punto di massima ottusità in espirazione. Il paziente giace immobile e rimane in espirazione. L'ago procede quindi, rapidamente, nel fegato con l'aspirazione collegata (Jamshidi) o con la parte tagliente avanzata (Trucut).
La metodica prevede anche l'ausilio della ecografia che consente all'operatore di valutare esattamente il tragitto da far percorrere all'ago. L'aiuto ecografico può consistere nella semplice scelta del punto di ingresso dell'ago (
Come si effettua la biopsia epatica:
1. Prima dell’esecuzione della biopsia epatica sarà richiesta la firma di un modulo di consenso informato.
2. A discrezione del medico, può essere somministrato un sedativo (benzodiazepina) e/o atropina intramuscolo; questi farmaci servono a favorire la capacità di collaborazione del paziente alla manovra e a prevenire eventuali alterazioni pressorie e del battito cardiaco.
3. L'esame viene effettuato al letto del paziente o nell'ambulatorio di ecografia.
4. Dopo aver stabilito il punto dove eseguire la biopsia epatica, si disinfetta la cute e si esegue l'anestesia locale.
5. L'ago della biopsia verrà inserito e rimosso molto rapidamente.
6. Dopo la biopsia il paziente dovrà rimanere sdraiato, con una borsa di ghiaccio, sul punto di biopsia, per almeno 3 ore.
7. Dopo la dimissione è necessario che il paziente stia a riposo, per le prime 24 ore.
È una manovra rapida che in genere è indolore o provoca un breve dolore puntorio o un breve senso di peso allo stomaco.
La cooperazione del paziente è indispensabile per l'esecuzione della manovra bioptica.
Qualche volta, dopo la manovra, può insorgere dolore (per qualche ora) che può essere esteso alla spalla destra (dolore riflesso) ma che raramente richiede la somministrazione di antidolorifici.
Complicanze:
La biopsia epatica è un esame ritenuto sicuro ed efficace. Tuttavia, essendo invasivo, comporta un minimo rischio intrinseco di complicanze quali:
emoperitoneo (ossia emorragia con presenza di sangue nel cavo peritoneale);
peritonite biliare (per presenza di bile nel cavo peritoneale);
infezioni;
emotorace (emorragia con presenza di sangue nel cavo pleurico);
pneumotorace (presenza di aria nel cavo pleurico);
pleurite;
ematoma intraepatico (raccolta di sangue all'interno del fegato);
puntura accidentale di altri organi come rene, polmone o colon, e la puntura della colecisti o delle vie biliari con possibile reazione peritonitica da perdita di bile nel cavo addominale;
dolore.
La complicanza quindi più frequente è il sanguinamento all’interno del fegato, che su ampie casistiche internazionali è stato quantificato essere inferiore all’1%.
Il rischio di morte è estremamente basso e, in varie casistiche raccolte circa 10 anni or sono, è di circa lo 0,01%, quasi sempre associata ad emorragia intraperitoneale o intratoracica ed a biopsia effettuata su tumore epatico o su fegato cirrotico. Attualmente le complicanze sono drasticamente ridotte di numero e di gravità per l'introduzione della guida ecografia e di nuovi aghi di minore calibro e meno traumatici. La remota possibilità di insorgenza di complicanze è, inoltre, da mettere in rapporto all'esperienza dell'operatore. È pertanto preferibile che tale indagine sia eseguita presso idoneo centro specializzato. La biopsia non determina alcuna modificazione a carico del fegato, né influisce sul decorso della malattia. La resistenza dei pazienti a sottoporsi a biopsia epatica, che deriva da false convinzioni, non ha, pertanto, motivo di sussistere.