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L'infarto intestinale o strozzamento intestinale è la necrosi di un tratto di intestino provocata da un disturbo vasomotorio o dall'occlusione della circolazione arterovenosa mesenterica.
In pratica si realizza una brusca interruzione del circolo sanguigno (occlusione trombo-
Le cause di ostruzione circolatoria possono essere:
la formazione di trombi (causa di piu' frequente riscontro) su placche aterotiche che realizzano ostruzioni primitive dei vasi mesenterici superiori, arteriosi e venosi. Non sono comprese ostruzioni secondarie (come volvoli, strozzamenti ecc.);
l'arrivo di emboli dalla circolazione generale (tipicamente nei portatori di fibrillazione atriale);
cali pressori, shock (ischemie non occlusive dovute a cause funzionali).
L'ischemia può interessare sia il distretto arterioso, sia quello venoso.
Sintomi
I sintomi e la gravità del quadro dipendono dalla lunghezza del tratto non irrorato e dalla rapidità con cui si formano circoli collaterali da zone vicine: possono andare dalla più completa asintomaticità fino alla comparsa improvvisa di violenti dolori addominali, vomito, occlusione intestinale, comparsa di diarrea sanguinolenta, seguiti da peritonite e shock.
Vi è uno stato di shock profondo, caduta della pressione arteriosa o polso accelerato. All'esame obiettivo, l'addome si presenta discretamente rigonfio e dolente. Di solito non si riesce a palpare una tumefazione allungata in senso trasversale, ovvero il tratto intestinale (ansa) infortunato.
Diagnosi
Di fronte ad un quadro clinico così grave insieme ad un'anamnesi con precedenti cardiovascolari la diagnosi è più facilmente ipotizzabile, diversamente si è indotti a sospettare un'occlusione intestinale oppure una peritonite.
La diagnosi è arteriografica, se i disturbi e la radiografia dell'addome hanno fatto sospettare un infarto intestinale. Va detto però che l'esame radiologico dell'addome in bianco spesso non dà indicazioni precise, o solo una laparotomia esplorativa conferma la diagnosi.
Terapia
La terapia è chirurgica e, se la rivascolarizzazione avviene in tempi brevi, le possibilità di recupero sono ottimali; purtroppo nei tre quarti dei casi l'intervento è tardivo, con un intestino ormai andato in necrosi: ciò spiega la necessità di asportare ampi tratti di tubo digerente e la mortalità ancora vicina al 20%.
Se la diagnosi non è stata fatta prima dell'intervento, appena si apre la cavità peritonale (laparotomia) ci si trova di fronte ad un'ansa intestinale violacea o nerastra, con il mesentere è ingorgato di sangue. Bisogna allora accertarsi dell'estensione dell'infarto che può aver colpito una o più anse intestinali, o anche tutto il tenue e aver raggiunto il colon ascendente.
Si procede poi alla resezione intestinale isolata o associata al tentativo di ripristinare la pervietà dei vasi mesenterici.
A volte e se possibile, in alcuni casi, acquisita la diagnosi clinica, si preferisce ricorrere al trattamento anticoagulante e trombolitico. Dopo quattro o cinque giorni di terapia, se non vi è remissione, si procede all'intervento.